D'Annunzio nella sua epoca  FOTO DI NUNES VAIS -

 
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Una mostra iconografica su Gabriele d’Annunzio non poteva prescindere dall’uso di quel «lessico familiare » che è la fotografia. Tuttavia, l’essere riusciti a presentare, accanto ad immagini abbastanza note, un D’Annunzio quasi interamente inedito, cioè quello fotografato dal Nunes Vais, costituisce un ulteriore motivo di interesse e di attrattiva per una manifestazione come questa indetta dal Vittoriale, già di per sé tanto importante. Stabilire quale sia stata l’origine del rapporto fra il poeta ed il fotografo fiorentino è estremamente difficile. Di certo entrambi amavano soggiornare in Versilia per lunghi periodi e vantavano comuni amicizie. it perciò lecito supporre che si siano create 

facilmente le condizioni favorevoli ad un loro incontro. La fama di fotografo artista il Nunes Vais l’aveva già da tempo conquistata, sin da quando nel 1899 aveva vinto un « Diploma di medaglia d’argento di primo grado » all’Esposizione fotografica Nazionale di Firenze. La manifestazione, recensita dal commediografo e giornalista Augusto Novelli con un divertente articolo intitolato « Su e giù per l’esposizione » non costituì certamente l’esordio del Nunes Vais nel mondo della fotografia; egli se ne dilettava infatti sin dal lontano 1890 anche se la sua opera era all’inizio circoscritta ai gruppi familiari o alle scenette campestri e vernacolc. Solo più tardi e sempre con maggior fervore si sarebbe dedicato alla sua autentica vocazione: il ritratto. Fotografare un personaggio del calibro di D’Annunzio dovette essere per lui, pur avvezzo a ritrarre i grandi della cultura del tempo, una impresa decisamente emozionante. 

I risultati oltrepassarono forse ogni aspettativa se lo stesso poeta ebbe a ringraziarlo con una lunga lettera per la « magia novissima » di cui lo aveva gratificato e che avrebbe voluto conoscere più a fondo. La validità di queste immagini va ricercata oltre che nella loro sorprendente vitalità, anche nella resa di quel «fascino decadente » di cui il grande pescarese è sempre stato il migliore interprete e depositano. Ed ecco D’Annunzio nel giardino della Capponcina: a cavallo, con i suoi cani o nella stanza rossa della Corona mentre prova, col maestro Franchetti al piano, una pagina della « Figlia di brio ». Siamo nel 1903 ed alla Capponcina è ancora di casa la marchesa Alessandra di Rudinì che il Nunes Vais ritrae rigidamente seduta, il volto chiuso ed impenetrabile, l’aria drammatica enfatizzata dalla pesantezza di preziosi arazzi.

Del 1906 è invece il D’Annunzio col fiore all’occhiello, l’atteggiamento pensoso, una « posa » che ben merita il plauso del poeta, tanto coincide col suo personalissimo gusto. E ancora il Nunes Vais che documenta la gita alle Alpi Apuane alla quale partecipano, tra gli altri, anche lo scultore Clemente Origo, dall’inconfondibile allampanata figura, ed il critico giornalista Giulio Piccini, più conosciuto come Jarro. Nello studio dell’Origo al Motrone, D’Annunzio ammira la statua del cervo ispirata alla sua poesia. E' il 1907, ma ancora fra il 1909 ed il 1910, sempre al Motrone, saranno ripresi D’Annunzio, Origo ed il poeta romano Cesare Pascarella.Con un autografo del 14 febbraio 1910 Origo ringrazia Nunes Vais con la sua calligrafia appuntita, la frase è breve: « Tutto per il lavoro ».


Il fotografo fiorentino è diventato ormai un testimone ed un comprimario insostituibile di quel mondo. Gli interpreti più noti dei lavori teatrali dannunziani sono cospicuamente presenti nella produzione del Vais: da Oreste Calabresi, famoso Lazaro di Rojo nella « Figlia di Iorio » alla Evelina Paoli, insuperabile Basiliola della Nave, da Alfredo de Antoni ad Emilia Varini, da Tilde Teldi alla prestigiosa Irma Gramatica. Da tutto ciò si comprende come una partecipazione a questa mostra del Gabinetto Fotografico Na­zionale di Roma, fosse non solo doverosa ma anche indispensabile, proprio perché l’Istituto romano che già nell’estate del 1974 allestì a Firenze una riuscitissima mostra sull’opera del Nunes Vais, è l’unico depositano della collezione di negativi su lastra donati allo Stato dalla figlia del fotografo fiorentino, signora Laura Weil, con un mecenatismo veramente degno della considerazione più profonda. Le fotografie qui esposte, già in parte presentate alla mostra fiorentina, saranno lasciate al Vittoriale affinché possano incrementare la documentazione

fotografica già esistente, ma soprattutto perché servano a tutti gli studiosi o più semplicemente a quegli amatori che intendano approfondire le loro conoscenze del mondo dannunziano e perciò anche di quanti ebbero modo di conoscere il poeta e di guadagnarne la stima e l’amicizia. Fra questi va certamente annoverato Mario Nunes Vais, fotografo fiorentino.

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